Già docente universitario a Salerno, Roma e Napoli di discipline filosofico-giuridiche, ho coltivato da sempre l’interesse per le tradizioni culturali della mia Terra natìa, anche se le letture disponibili di storia e tradizioni locali erano limitate ad alcuni scritti di Luigi Maggiulli, di Sigismondo Castromediano ed ai Bozzetti di viaggio nella provincia di Lecce di Cosimo De Giorgi. Fino agli anni ’70 del secolo scorso le attenzioni degli archeologi ed in genere degli studiosi di storia dell’arte o di antropologia culturale si fermavano, salvo casi sporadici, al periodo relativo all’epoca greco-romana. Non è casuale, d’altronde, che molti dolmen e menhir salentini siano stati distrutti nel tempo da contadini ignari di ciò che facevano.

Nella mia formazione adolescenziale, pertanto, ho potuto recepire soltanto alcune tradizioni di folclore e cultura locale, limitate peraltro all’enclave della grecìa salentina e del suo dialetto griko. Bisognerà attendere gli anni ’80 per vedere avviati scavi e ricerche sugli insediamenti messapici nel Salento, sulla spinta in particolare degli studi di Domenico Novembre, riconosciuto come studioso emerito della cultura messapica, cultura autoctona del territorio salentino prima della conquista romana. Mi è gradito cogliere quest’occasione per ricordarlo quale uno dei miei non dimenticati Maestri liceali e ricordargli la mia nomina a Suo <assistente> del Gabinetto di scienze naturali del “Liceo Palmieri” nei primi anni ’60. Nomina dovuta alla mia passione per i fossili in genere ed al procacciamento per il Gabinetto di conchiglie e di denti di squalo miocenici (lingue te trénu in dialetto salentino)  inclusi nella pietra leccese delle cave locali.

La cultura italiana, peraltro, è stata dominata in prevalenza dalla filosofia idealistica, in particolare dall’ortodossia crociana, che per buona parte del XX secolo ha posto un vero e proprio ostracismo nei riguardi degli studi di etnologia, antropologia, sociologia, psicologia, paleontologia, archeologia, preistoria, non riconoscendo ad esse lo statuto di “scienze umane”. Valga per tutte il fatto che ancora negli anni ’60 non erano state istituite cattedre universitarie di Etnologia e di Antropologia culturale ! Fortunatamente oggi, com’è attestato da sterminati studi e pubblicazioni nel rinnovato campo delle scienze umane, è cresciuto e si è moltiplicato l’interesse per le civiltà arcaiche europee ed extraeuropee, i loro costumi, i loro miti, le loro tecniche rituali, le loro arti, le loro istituzioni.

Nei primi anni ’60, per potermi pagare i libri e le tasse universitarie, nonché vitto e alloggio, ho lavorato presso lo studio romano di architettura di Paolo Portoghesi, occupandomi tra l’altro anche di storia dell’arte e di estetica. Nel corso della mia formazione culturale, inoltre, non mi sono rimaste estranee le letture di opere del pensiero moderno costituenti una “antropologia filosofica”, dai testi di Kant a Herder, Nietzsche, Scheler, Cassirer, Gehlen.

Ora che la mia penna accademica è andata a riposo, stimolato da due cari amici che mi hanno aiutato e spinto a diffondere queste conoscenze, Monica Garroni e Eric PIchelingat, esperti di grafica e di web senza i quali tutto ciò non sarebbe stato possibile realizzare.
Avendo come guida l’insostituibile lavoro del Graziosi, ma secondo il mio punto di vista ecco qui per il pubblico di internet, una gemma preziosa del thesaurus di Terra d’Otranto.
Aggiungo, inoltre, per così dire ad decorandum, che non è stato da meno il rinvenimento fortuito in un cassetto della scrivania di mio padre, nel frattempo deceduto, di un blister di diapositive di alcuni pittogrammi della Grotta dei Cervi che ora, trasformate in digitale, metto a disposizione dei lettori nel testo.

Per non sembrare un nulla vestito di un bel nome, dichiaro di non essere, né di  pretenderlo, un addetto ai lavori in una materia diventata sempre più vasta per l’apporto delle più disparate nuove discipline che affiancano la ormai vetusta archeologia. Spero che l’accoglienza del lettore sia pari alla curiosità, all’entusiasmo ed alla passione che mi hanno spinto nel grande mare della protostoria.

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