(Il Nagual di Cinque punte – Domingo Delgado Solórzano)
Il linguaggio dei pittogrammi esprime l’eterna paura umana della morte, della fine del mondo, di cadere nel catastrofismo, nello sconforto totale, nella pazzia e nel contempo il suo tentativo di cura con sacrifici animali e umani, capri espiatori, scongiuri, miracoli, reincarnazioni e risurrezioni.
L’arte soltanto ha il potere di sospendere la morte. I pittogrammi della Grotta dei Cervi costituiscono una pietra miliare delle origini mitico-magiche della nostra cultura, la cui genesi è alle radici del comune patrimonio culturale dell’Occidente.
Essi esprimono lo splendore di simboli e miti, invero oscurati e di difficile lettura, che però lavorano ancora nel nostro inconscio e nella memoria cellulare arcaica.
Le figurazioni simboliche della Grotta liberano ancora oggi energia pura, ci conducono verso sentieri dove si ritrovano i segni e direi i “volti” di una storia millenaria e nello stesso tempo le pulsazioni di un presente che riguarda soprattutto il confronto e il contatto di ciascuno di noi con sé stesso e con la propria storia. È difficile conoscere il presente se non si conosce da dove si viene.
Grafemi, segni, disegni, simboli, soli radiati, stelle, spirali semplici, doppie, curve concentriche, zig-zag, ondulazioni, scacchiere regolari, griglie, recinti, labirinti, cruciformi umani stilizzati affrontati con gambe in comune visti in pianta, tutte percezioni ingannevoli in quanto indecifrabili, poco importa, purché riconducano a quella che secondo gli antichi greci è la fonte di ogni conoscenza, di ogni riflessione filosofica : la m e r a v i g l i a che ci consente di andare oltre la realtà percepita, oltre il semplice essere, oltre il quotidiano, oltre l’apparenza del mero visivo. Soltanto lo stupore conosce.
Testo del Prof. Angelo Carcagni
UBICAZIONE E MORFOLOGIA

La Grotta dei Cervi è una grotta naturale situata nella parte orientale della costiera salentina a circa 6 km a sud di Otranto, in provincia di Lecce. È stata scoperta il 1º febbraio del 1970 da cinque membri del Gruppo speleologico salentino “P. de Lorentiis” di Maglie -Lecce (I.Mattioli, S.Albertini, R.Mazzotta, E.Evangelisti e D.Rizzo) ed è il complesso pittorico neolitico più imponente d’Europa per quantità e qualità dei quasi 3000 pittogrammi presenti.

É sicuramente il percorso che nella preistoria gli abitanti dei villaggi dell’entroterra facevano per arrivare alla grotta – Santuario posta sul mare.
Le grotte, infatti, erano percepite come un metaforico grembo della Dea Madre, venerata dalle comunità agricole il cui simbololo, la spirale, rappresenta la vita e la rigenerazione.
La Grotta dei Cervi è un complesso di stretti cunicoli sotterranei collegati tra loro e si articola in 3 grandi “corridoi” di 300 metri ciascuno. Il primo, ad un certo punto, si sdoppia in due rami. Da uno di essi si accede al secondo corridoio. Verso la fine del suo percorso, si allarga, dando accesso a due sale successive ed, infine, ad un laghetto naturale formatosi dalle acque di stillicidio.
Sulle pareti rocciose sono ben evidenti i segni lasciati dall’azione erosiva dell’acqua di un antico torrente che milioni di anni fa scendeva copiosa dalla serra soprastante e si possono osservare facilmente stalattiti, stalagmiti e concrezioni calcitiche. segue>
FORME D’ARTE NELLA PREISTORIA EUROPEA
Il genere umano muove letteralmente i suoi primi passi nella natìa Africa all’incirca tre milioni di anni addietro : un tempo lontano al punto da essere inimmaginabile. La storia dell’umanità ha inizio cinquemila anni fa, quando compaiono le prime tracce scritte.
Dei 45000 anni precedenti – la cosiddetta “preistoria” – esiste soltanto la muta testimonianza dei siti archeologici in cui sono stati rinvenuti manufatti, utensili, scheletri e qualche raro dipinto rupestre.
Col Neolitico, alla civiltà dei cacciatori-raccoglitori, si affiancherà da un lato quella degli allevatori e dei pastori, retta da una struttura patriarcale, dall’altro quella degli agricoltori che presenterà aspetti di matriarcato (v. le varie raffigurazioni della donna Dea Madre nelle statuette votive in tutta l’area mediterranea).
Durante questo periodo in cui l’uomo comincia a scoprire l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, oltre alla rappresentazione di figure di animali – per lo più cervidi effigiati isolati o in gruppi speculari o a pettine che cercano di suggerire l’abbondanza degli esemplari – la figura umana diventa il tema centrale dell’espressione artistica che ora riflette principalmente il culto e le cerimonie rituali. Le raffigurazioni della figura umana – rare quelle femminili – hanno sempre un carattere narrativo, ma sono anche piene di movimento, quasi di ritmo. segue>
ARTE FIGURATIVA E ASTRATTA

Le pareti della Grotta dei Cervi sono ricoperte da svariate figurazioni: uomini itifallici che tendono l’arco, donne, bambini, animali come cervidi, capridi e cani, oggetti di uso quotidiano (vasi, otri), nonché immagini astratte dal contenuto simbolico o forse magico, raffigurazioni astratte (come i labirinti sulla sinistra che rappresentano folle danzanti) o le figure cruciformi, riunioni di personaggi importanti.
Gli ambienti si susseguono secondo criteri logistici: nella parte anteriore della Grotta probabilmente si svolgeva la vita quotidiana (rinvenimento di vasellame vario, ciotole, vasi e scodelle), mentre le zone più interne erano riservate a pratiche cultuali o iniziatiche. I pittogrammi della Grotta dei Cervi fanno rivivere all’osservatore scene di caccia al cervo che si ripetono ad ogni angolo del complesso ipogeo. Questo animale era molto diffuso all’epoca nella regione : ancora oggi qualche contadino, arando i campi vicini, ha ritrovato dentature di cervidi fossili e punte di frecce levigate.

Attualmente il territorio circostante, ricoperto di boschi fino in età romana , è stato riconquistato dalla gariga ed ha un aspetto in prevalenza roccioso.
I cacciatori preistorici, dotati di archi e frecce, sono raffigurati nudi ad affrontare le prede con immagini nitide a distanza di millenni, nonostante il parziale degrado naturale dovuto ad infiltrazioni di acque dalla superficie, oltre a fenomeni di efflorescenze, incrostazioni calcitiche, scagliatura, corrosione e fessurazione dei supporti lapidei.
Tuttavia, la temperatura quasi costante della Grotta, soprattutto nel tratto più profondo del corridoio centrale, la giusta umidità e l’accesso non facilmente individuabile, hanno permesso per migliaia di anni la perfetta conservazione di testimonianze culturali preziose del nostro passato preistorico. segue>
ARTE RELIGIONE MAGIA

L’arte parietale della Grotta dei Cervi rappresenta un superamento dell’arte figurativa paleolitica. Il Graziosi suggerisce una nuova interpretazione dell’attività estetica: partendo dall’idea che nell’arte parietale noi conosciamo le rappresentazioni senza un’eccessiva dispersione delle informazioni, ed anche il posto in cui le hanno collocate gli artisti del Neolitico, egli ha cercato di ritrovare un ordine nella distribuzione delle diverse figure dipinte lungo le pareti della cavità.
Per questa operazione ha preso in considerazione non soltanto le raffigurazioni stilizzate di uomini e animali, ma anche gli innumerevoli segni astratti che le accompagnano. E’ stato così possibile mettere in evidenza delle costanti ed un ritmo nell’ornamento. Secondo questa interpretazione la Grotta è da considerarsi come un’entità globale a cui la decorazione, organizzata anch’essa come un tutto, darebbe un senso.
Ciò non testimonierebbe soltanto delle pratiche magiche incontestabili, ma anche l’esistenza di un vero sistema di pensiero in cui il simbolismo rinvia al religioso. Questo sistema è organizzato sulla base del riconoscimento di un duplice principio, maschile e femminile, al quale non è estranea la dualità vita-morte.
Maschile e femminile valorizzano il mondo esterno, concepito essenzialmente come un universo animalista, com’è naturale per una popolazione in prevalenza di cacciatori, universo in cui l’uomo prende coscienza della propria presenza nella rappresentazione di ciò che lui non è e tenta di avvicinarsi ai misteri interiori che sono principalmente la sessualità e la morte. segue>
LINGUAGGIO E PENSIERO SIMBOLICI
Non è difficile supporre la condizione originaria dell’uomo primitivo che, partendo dalle potenzialità comuni ai primati e aggiungendo molti strumenti di cui essi erano privi, si manifestò inizialmente con gesti e suoni, riflessi e imitati in quelli degli animali, creature a lui simili. Accanto e più della fabbricazione degli utensili, l’evoluzione umana si è sviluppata mediante la capacità specifica dell’uomo di esprimersi in simboli con la parola, il ricordo, l’apprendimento, la previsione.

La funzione e lo scopo del linguaggio per l’essere primitivo sono quelli della ricerca di un complesso di significati capace di ritualizzare tutte le sue attività. Il linguaggio nasce come strumento di riflessione e valorizzazione della vita, dell’esperienza umana nella sua indeterminatezza, ambiguità, nel suo aspetto emozionale, nel suo riferirsi ad oggetti reali o invisibili o ad avvenimenti non verificabili. Nel lungo e tortuoso processo di formazione della complicata struttura del linguaggio — com’è attestato dal ricco patrimonio mitologico arcaico — l’uomo si è infatti rivolto ai misteri cosmici inesplorabili e inspiegabili della vita, alle sue contraddizioni, alla sua irrazionalità. segue>
PITTOGRAMMI E DINTORNI
Questo blog si propone soprattutto di segnalare al lettore non-specialistico una manifestazione culturale, elaborata dalle prime comunità agricolo-pastorali dell’antico Salento neolitico e di far risultare, al di là dell’eredità pittorica – difficile se non addirittura impossibile da decifrare, ignorata dal grande pubblico e talvolta oggetto di elucubrazioni deliranti di certi autori – un po’ dell’anima umana e delle sue eterne inquietudini rispetto all’importanza della vita, della morte ed ai problemi del destino. Il disegno o in genere la grafica, analogamente ad un’altra forma di trasmissione informativa quale il discorso, è stato essenziale alla razza umana per migliaia di anni quale mezzo

di esplorazione simbolico-estetica, rappresentazione visiva di idee, forma di comportamento e di comunicazione sociale, come ci confermano i resti preistorici da Altamira a Lascaux a Porto Badisco. Si può dire che il pittore si è evoluto in modo parallelo al poeta. I pittogrammi della Grotta dei Cervi fanno sorgere per chi li osserva e li vuole studiare un numero stragrande di problemi che è impossibile esaurire. E’ indiscutibile che ci colpisce la loro grande bellezza estetica, la fantasia dei grafemi, il gusto pittorico che essi contengono. Lo scopo del mio lavoro non è stato quello di renderli intellegibili mediante le nostre categorie logico-concettuali (perché quanto più vi riuscissimo tanto più ci allontaneremmo dalla loro comprensione), bensì di cercare di inserire nel loro mondo mitico-magico le rappresentazioni collettive espresse in forma artistica e simbolica. Ho preferito, pertanto, di mettere in luce, al di là dell’abilità tecnica degli artisti del Neolitico, le raffigurazioni pittoriche parietali di Porto Badisco come facenti parte integrante della visione del mondo dell’uomo primitivo che, attraverso di esse, esprime i suoi simboli, i suoi miti, i suoi archetipi psichici, volti a soddisfare risposte di modelli, fondamenti, valori, forse ancora vivi e presenti nella mentalità dell’uomo moderno. segue>